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Economia Sempreverde

Il business del riciclo elettronico

Sì, nel tuo cellulare si può nascondere un (minuscolo) tesoro: circa 0,034 grammi d’oro, 16 grammi di rame e poi argento, palladio, nichel e terre rare come neodimio, disprosio e ittrio. 

Tutti presenti in quantità minuscole, ma che, se moltiplicate per i miliardi di apparecchi elettronici presenti nel mondo, costituiscono uno dei mercati più grandi degli ultimi (e dei prossimi) anni: quello del riciclo elettronico.

Stando ai dati ONU contenuti nel Global E-waste Monitor, solo nel 2022 abbiamo generato 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, tra pc, smartphone, chiavette Usb, auricolari, televisori e tanto altro. Si tratta del doppio dei rifiuti prodotti nel 2010, destinato a salire a 82 milioni entro il 2030. 

In testa alla classifica ci siamo proprio noi europei, con 17,6 chili di rifiuti elettronici generati per persona, seguiti da Oceania (16 kg), America (14 kg), Asia (6 kg) e Africa (2,5 kg).  

Numeri impressionanti, se si considera che purtroppo appena il 22% di questi rifiuti viene effettivamente riciclato, permettendo di recuperare materiali preziosissimi per lo sviluppo. La maggior parte dei nostri apparecchi elettronici, una volta che abbiamo finito di usarli, finisce in discarica, negli inceneritori o viene smaltito illegalmente in Paesi in via di sviluppo, causando danni ambientali e sanitari.

Il settore del riciclo elettronico, infatti, risente di una raccolta disorganizzata, regolamenti interni deboli e sistemi di recupero inefficienti. A guidare la regolamentazione nel nostro continente sono le istituzioni dell’Unione Europea, senza tuttavia grandi successi. 

Nel 2012, la Direttiva WEEE (Waste Electrical and Electronic Equipment) dava come obiettivo agli Stati membri di raccogliere e riciclare entro il 2019 almeno il 65% del peso medio degli apparecchi immessi sul mercato nei 3 anni precedenti, proprio per ridurre l’inquinamento e favorire un’economia circolare. 

Secondo un rapporto della Corte dei Conti Europea, solo Bulgaria e Croazia hanno raggiunto l’obiettivo. In Italia, per esempio, nel 2020 il tasso di raccolta si è fermato al 37%.

Al di fuori del nostro continente non si fa meglio: negli Stati Uniti e nei Paesi in via di sviluppo, ad esempio, le percentuali restano ancora più basse.

Eppure, come ha detto Jim Puckett, fondatore di Basel Action Network, una ONG specializzata nella lotta agli sprechi di rifiuti elettronici: «Riciclare l’elettronica non è solo una questione di ecologia: è anche una questione di economia, visto che stiamo parlando di un “tesoro nascosto” di 62 miliardi di dollari l’anno di materiali preziosi. Non possiamo permetterci di buttare via miliardi di dollari ogni anno». E nemmeno il pianeta può permettersi questo spreco.

 

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