L’export è il focus della nona wave di Market Watch nato dalla partnership editoriale tra l’Ufficio Studi di Banca Ifis e Il Sole 24 Ore. La pandemia non scalfisce la forza dei prodotti italiani sui mercati esteri: le prospettive per il prossimo biennio vedono ben l’80% delle PMI confermare la quota di export, il 16% aumentarla, mentre solo il 4% prevede un arretramento. Nello stesso periodo, anche le PMI più piccole, sotto i 50 addetti, manterranno invariata la quota di esportazione. Se il 70% delle PMI conferma che continuerà a presidiare i mercati internazionali su cui già opera, il restante 30% andrà oltre, sondando nuove opportunità su mercati diversi.
È quanto emerge dalla ricerca realizzata da Banca Ifis in collaborazione con Format Research intervistando un campione rappresentativo di 500 aziende italiane.
La crisi ha insegnato alle aziende a far squadra, rafforzando la collaborazione all’interno della filiera nazionale. Inoltre, le piccole e medie imprese hanno saputo adeguarsi al cambiamento ed efficientarsi, superando i problemi relativi alle catene di approvvigionamento, tanto che le importazioni sono rimaste sostanzialmente stabili mentre è aumentata la fiducia nella proiezione al di fuori dei confini nazionali: 16% delle PMI prevede infatti di potenziare l’export nel 2022-23, grazie alla crescita della domanda (62% che diviene 79% per il settore tecnologia), al miglioramento delle relazioni internazionali (49%) e, in generale, grazie al peso del brand Made in Italy (31%). Nel 67% dei casi la destinazione dei prodotti delle PMI italiane è principalmente all’interno dell’Unione Europea.
A confermare la centralità delle esportazioni è Daniele Del Genio, Amministratore di Ametlab Srl, società dell’alta moda, proprietaria del brand Rossorame. «Per noi è un fattore imprescindibile, il mercato estero assorbe la maggior parte della produzione e offre marginalità più interessanti rispetto a quello domestico.» Il dirigente dell’azienda nata nel 2015 sottolinea come la pandemia abbia generato una contrazione importante dei volumi di vendita. In questa fase, però, «registriamo una ripresa delle connessioni internazionali e l’avvio di contatti commerciali con nuovi Paesi come Israele».
Il dato che emerge anche nel Market Watch: il 30% delle imprese sta cercando di espandersi in altri mercati rispetto quelli già presidiati; tra quelle che valutano nuovi sbocchi commerciali, il 76% guarda ai Paesi Ue, il 31% all’America, il 28% ai Paesi europei non Ue.
Le dinamiche relative alle esportazioni sono similari nell’import, con un percentuale praticamente invariata, prima e post lockdown, di imprese legate a fornitori esteri (47% verso 46%). I fornitori esteri provengono dall’Ue nel 70% dei casi.
A uscire rafforzati dall’emergenza sanitaria sono gli accordi di filiera, collaborazioni tra imprese che, già emerse durante il lockdown, sono destinate a diventare sempre più diffuse. Si evidenzia un aumento del numero delle PMI che si uniscono per ricercare fornitori sul territorio, dal 62 al 76% del totale. Ancora, passeranno dal 39 al 46% quelle che stringeranno accordi per ottenere crediti commerciali, dal 38 al 47% quelle che lo faranno per la co-progettazione. Significativa anche la quota di piccole e medie imprese che collaboreranno per implementare piattaforme integrate per facilitare la comunicazione fornitore-cliente, destinata a salire dal 19% pre-pandemico al 35% del prossimo biennio.
Accordi che possono concretizzarsi anche attraverso percorsi di M&A con aziende a monte e con aziende a valle nella filiera. È il caso, ad esempio, di Intent Srl, realtà attiva nella consulenza SAP e in ambito Microsoft. «Per noi è un aspetto fondamentale», afferma il Responsabile acquisti Riccardo Beltramme, «oggi le società partecipate e acquisite da Intent sono diverse e concorrono al 40% del fatturato del gruppo». «Puntiamo ad acquisire e sviluppare partnership con imprese del nostro settore per raddoppiare il giro d’affari entro il 2023».
Leggi il report completo qui.